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La mobilità sostenibile prima e dopo la pandemia

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I Mobility Manager nel 2016 erano 850 in tutta Italia, di cui l’88% (750) di tipo aziendale. Una figura che al tempo, nonostante l’interesse normativo fosse stato avviato già nel 1998, rimaneva per lo più secondaria e marginale.

L’emergenza pandemica legata alla diffusione del Covid-19 nel 2020 ha costretto numerosi Paesi ad attuare per diverse settimane misure estreme di lockdown. La mobilità si è ridotta e ha assunto una nuova geometria, influenzata dall’affermazione nelle organizzazioni pubbliche e private di pratiche di lavoro a distanza (smart working) per limitare i casi di contagio. Senza previsione, insomma, sono stati conseguiti significativi risultati in termini di dimensionamento del traffico e delle emissioni di CO2, e tale risultato ha sollecitato un ripensamento generale della questione della mobilità, tanto da indurre gli organi dello Stato preposti ad una revisione e ad un approfondimento del decreto Rilancio del 2020 con il decreto Sostegni del 2021.

L’attuazione di un piano di Mobility Management, quindi, è il risultato di una serie di interventi normativi che hanno trovato un importante sbocco nell’ultimo Decreto Sostegni. Il contesto nel quale si inserisce la figura del Mobility Manager è rappresentato dalla mobilità sostenibile, ovvero una mobilità che persegue obiettivi sociali, culturali ed economici condivisi dalla comunità, e a ridotto impatto per la collettività. Prima di analizzare nel dettaglio tali aspetti, è interessante comprendere come l’emergenza pandemica abbia modificato o accelerato determinati processi per l’affermazione del Mobility Manager.

Si individuano almeno tre tendenze o processi, influenzati dal Covid, che stanno avendo e avranno riflessi significativi sulla domanda di mobilità:

  • la diffusione di forme di smart working con maggiore flessibilita’ oraria

Anche se il ricorso allo smart working era già presente prima dell’emergenza pandemica, seppure in forma ridotta, è grazie all’intervento normativo che la sua attuazione ha trovato ampia diffusione. Pur in assenza di dati confermati, è possibile supporre che il ricorso a forme di lavoro flessibili rimarrà sostanziale dopo il Covid con evidenti effetti sulla mobilità.

  • aumento dell’attenzione verso la travel safety a causa della paura del contagio

A causa del rischio di contagio è cresciuta l’attenzione di chi utilizza strumenti di mobilità condivisi (ad es. treni, metro, bus o car pooling) verso le questioni di salute e igiene. Questa attenzione, correlata ad un miglior bilanciamento del rapporto tempo libero-lavoro, favorisce l’utilizzo di forme di mobilità più salutari come la bicicletta e i monopattini elettrici.

  • accentuata propensione verso l’impiego di mezzi privati

I timori derivanti dalla diffusione del contagio indurranno buona parte della popolazione a preferire l’uso di veicoli a motore privati rispetto a mezzi di trasporto pubblici con evidente aggravamento delle problematiche connesse alla mobilità. 

È indubbio che tali processi consolidino ulteriormente la logica e la filosofia della mobilità sostenibile. Il Mobility Manager diviene un fondamentale strumento di attuazione delle strategie di sostenibilità. Quando si parla di sostenibilità si tende subito a pensare alle tematiche ambientali, dimenticando la sua operatività in ambito economico e sociale, proprio per questo l’attività del MM dev’essere multidirezionale.

Da un punto di vista economico il Mobility Manager deve abbassare i costi di spostamento dei dipendenti e le relative spese con riduzione degli incidenti in itinere, deve limitare la domanda di sosta interna ed esterna all’azienda e i costi della flotta aziendale. Sul piano sociale, compito del MM è favorire l’accessibilità alla sede aziendale, accrescere il benessere e, di conseguenza, la produttività dei propri dipendenti, mantenere i contatti con le istituzioni locali e territoriali. Infine, il MM contribuisce alla sostenibilità ambientale, sollecitando l’utilizzo di mezzi di trasporto a basso impatto di CO2. In questo modo da un lato migliora la qualità dell’aria e dell’ambiente circostante; dall’altro salvaguarda la reputazione aziendale, trasmettendo un’immagine eco-sostenibile della stessa.